Aprile 2007: la leggendaria discesa sul Po

Il sottile intreccio tra la realtà, il sogno e il vissuto...

Quando ebbe inizio il viaggio nell’inconscio, l’unità del passato e del moderno si ricompose.

linea severa della riva remota:

quando la nave si approssima, s’alza la costa

in alberi ove la Lontananza nulla aveva;

più vicino, s’apre la terra in suoni e colori:

e, allo sbarco, ci sono uccelli, fiori,

ove era solo, di lontano, l’astratta linea.

 

Il sogno è vedere le forme invisibili

della distanza imprecisa e, con sensibili

movimenti della speranza e della volontà,

cercare sulla linea fredda dell’orizzonte

l’albero, la spiaggia, il fiore, l’uccello, la fonte:

i baci meritati della Verità 

Brani di una poesia di Pessoa, con stupore ne ravviso tutta la raffinatezza nel cogliere il sottile intreccio tra la realtà, il sogno e il vissuto.

 

Da Cremona a Venezia lungo il Po

Il viaggio da Cremona a Venezia è stato tutto questo ed anche un insegnamento ed una esperienza nautica.

Le fotografie illustrano l’ambiente, il passaggio dal fiume, con la sua diversità sottile non facilmente identificabile ma netta e chiara, alla laguna veneta con Chioggia, dove il ricordo è a un tavolo di un bar con due bottiglie di prosecco, dei cartocci con sarde in saor, baccalà alla vicentina, moscardini in umido, fritto misto e dei bicchieri che brindano.

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Un Caravelle a Venezia

Poi da lontano Venezia, a vela, con un caravelle trainato testardamente per centinaia di chilometri nel Po, per fargli provare esperienze diverse della routine del lago, così come se fosse una “creatura”, come se cercassimo di soffiare al suo interno “l’anima”.

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Ormeggiati a Venezia all’Isola di San Giorgio, di fronte a San Marco e poi le isole di Murano, Burano, Torcello.

40 ore per tornare

Il ritorno, 40 ore di navigazione continua, controcorrente, causa chiusura del fiume Mincio, che impediva l’utilizzo del Canal Bianco.
La magra del Po e dei suoi affluenti hanno reso la navigazione, quella di ritorno a Cremona, difficile, a tratti l’ecoscandaglio indicava un metro, un piccolo errore di rotta o nella segnalazione e l’insabbiamento era possibile.

Il comandante che parlava con il fiume

Sarà per questo che di notte, con il faro della scialuppa a motore che scrutava l’orizzonte alla ricerca dei segnali di navigazione, osservando il comandante ho capito che lui, oltre che osservare parlava con il fiume, i suoi racconti dei tempi passati del fiume, delle esperienze e dei ricordi erano li, era come se passato e realtà si ricomponessero dando a me le chiavi per comprendere, per diventare un viaggiatore navigante.

I dannati traghettati

A questa esperienza hanno partecipato:

La scialuppa a motore “Aridanga” dell’armatore Antonio Bergonzi

Il caravelle “Crem caravelle” del circolo velico GeasVela Scuola di Mare

Il carrello di Stefano M.

L’auto traina carrello di Saverio

Roberto, comandante di Aridanga, oltre che motorista, ecc....

e l’equipaggio : Marina, Roberta, Teresa, Ermanno, Francesco, Valter

Credits

Un grazie di cuore al Circolo Canottieri di Revere che ci ha ospitato per dormire, e alla pro loco di Revere che benché tardi (circa mezzanotte) ci ha accompagnato nel viaggio al palazzo ducale e al mulino

Grazie anche al circolo nautico Casanova di Venezia che ci ha accolto calorosamente, e alla gente di Boretto che ci ha aiutati nel rifornimento di diesel durante il viaggio di ritorno.

Un saluto alla Motonautica di Cremona che ha ospitato il caravelle al suo pontile. E per finire un grazie all’armatore di Aridanga!!

Valter Fiocco

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